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Scipio Slataper

Scipio Slataper

Scipio Slataper (Trieste, 14 luglio 1888 – Gorizia, 3 dicembre 1915) è stato uno scrittore e militare italiano, irredentista, fra i più noti nella storia letteraria di Trieste.

Nacque a Trieste, dal 1867 parte dell'Impero austro-ungarico, da Luigi Slataper, un commerciante e più volte consigliere comunale, e da Iginia Sandrinelli[1].

Il cognome paterno suggerisce un'origine slovena: pare, che gli avi paterni dell'autore fossero originari di Tolmino, nella Goriška, ed il capostipite del ramo triestino fu forse Giacomo Filippo, morto nel 1836; tuttora in Slovenia ed in Croazia è diffuso il cognome Zlatoper[1]. Tuttavia egli stesso, nella sua opera principale Il mio Carso, accenna ad ascendenze boeme nella sua famiglia[2]. I Sandrinelli erano invece originari del Veneto e la madre era nipote di Scipione Sandrinelli, che fu podestà di Trieste ed esponente del partito liberal-nazionale[1].

Si trasferì a Firenze per studiare[3]; qui si laureò in Lettere, con una tesi su Ibsen. Nel gennaio del 1909 incontrò a Trieste Anna Pullitzer, giovane con cui ebbe una relazione intensa quanto tormentata, conclusasi tragicamente col suo suicidio nel maggio dell'anno seguente. Sconvolto dall'avvenimento si ritirò in solitudine in una piccola abitazione sull'altopiano di Occisla dove iniziò a scrivere Il mio Carso, che, pubblicato nel 1912, resterà il suo unico romanzo. Tornato a Trieste, nel settembre 1913 sposò Luisa Carniel, detta Gigetta, da cui ebbe un figlio cui fu dato il medesimo nome di Scipio e che, arruolato tra gli alpini della Divisione Julia, rimase disperso in Russia durante la ritirata (1942-1943)[4].

Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi irredentiste, allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò volontario, come molti altri triestini, insieme col fratello Guido nel Regio Esercito italiano, raggiungendo il grado di sottotenente di Fanteria nel 1º Reggimento "Re"; morì al fronte combattendo sul monte Podgora (toponimo sloveno della località Piedimonte del Calvario, ora nel comune di Gorizia)[5]; per il suo coraggio gli fu concessa la medaglia d'argento al valor militare[6] alla memoria.


Pubblicazioni dello stesso autore

Copertina di Il Mio Carso

Il Mio Carso

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Anno: 1965