La linea della palma
Editoriale del numero di Limes 8/23, Africa contro Occidente.
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Editoriale del numero di Limes 8/23, Africa contro Occidente.
II putsch a Niamey è solo l’ultima conseguenza della destabilizzazione del Sahel iniziata con la liquidazione di Gheddafi voluta da Parigi. La (finta) democrazia del Pnds e la miopia di americani ed europei. Mosca non è una minaccia.
Dal Mali al Niger, l’ingerenza di Parigi non è più tollerata. Pesano i trascorsi coloniali e i loro odiosi strascichi. Ma anche gli errori recenti, militari e politici. Tra recriminazioni, fake news e teorie del complotto, l’immagine della Francia è ai minimi. Macron non ci sente.
Il golpe del 26 luglio, di cui i francesi sono i principali responsabili, spazza via la retorica occidentale sulla ‘democrazia’ in Niger. La popolazione acclama i putschisti perché stanca della corruzione e della mancanza di alternative al Pnds dell’ex presidente Bazoum.
La Francia è in crisi con sé stessa perché non riesce più a riconoscere pubblicamente ciò che fa. Pretende di civilizzare senza imporsi sugli altri. In Niger, per paura di apparire neocolonialista, Macron non ha voluto proteggere Bazoum, come suggerivano i servizi.
Origini e scopi del modello neocoloniale che sta compromettendo l’immagine della Francia, non solo in Africa. L’ossessione securitaria e i disastri provocati dalla privatizzazione degli Stati. Russia e Cina, spaventapasseri di comodo per l’Occidente.
Nel Sahel gli Stati non controllano le proprie Forze armate, che contribuiscono ad alimentare il caos nella regione. Il caso dei corpi pretoriani e delle truppe ausiliarie. La privatizzazione degli apparati militari favorisce i jihadisti.
Conversazione con Mauro Armanino, missionario a Niamey.
L’atipico putsch di luglio non origina da Agadez, epicentro della consuetudine golpista nigerina. Il petrolio e il malcontento nelle Forze armate contano più dell’uranio e dell’irredentismo tuareg. Il ruolo dell’ex presidente Issoufou. L’alleanza tra Tchiani e Modi.
Appendice dell’articolo “Sotto la pelle del golpe” in Limes 8/23, Africa contro Occidente.
Abuja manovra l’organizzazione economica per proiettare nuove ambizioni regionali, ma è preda delle sue spaccature interne e dell’ascendente francese. La chiusura della frontiera con il Niger dopo il golpe destabilizza lo storico legame tra i due paesi.
Libreville era un pilastro dell’influenza francese in Africa. Il golpe non è contro l’Occidente né istigato dai russi, bensì un segno della fine di quel sistema di potere. Con la sua influenza in calo sin dal 2009, Parigi accetta a denti stretti la caduta di un regime sclerotizzato.
Soggettivismo: così il dibattito africano designa l’attitudine all’autonomia strategica dalle grandi potenze, vecchie e nuove. Il ruolo dei paesi leader, dal Senegal al Kenya. L’Occidente annaspa, irretito dai suoi schemi. Turchia e paesi del Golfo plaudono.
Appendice dell’articolo “Le Afriche giocano per sé” in Limes 8/23, Africa contro Occidente.
Gas, grafite e rubini sono le poste in palio nell’insurrezione che dal 2017 flagella la provincia più remota del Mozambico. E che tocca gli interessi di mezzo mondo. La competizione Ruanda-Sudafrica. I dubbi sul Qatar. Le carte dell’Italia.
L’afropessimismo di maniera non riscatterà il continente. Serve invece un approccio concreto al nodo del debito africano, prodotto di anni di politiche economiche neocoloniali. La scommessa della crescita demografica e la proposta della Santa Sede.
Il paese resta spaccato in due: il governo di Tripoli è ostaggio delle milizie, quello di Bengasi del generale Ḥaftar. Intanto la corruzione dilaga, i trafficanti prosperano e le crisi saheliane producono instabilità. La scommessa di Eni e Bp. Le elezioni sono un sogno.
Traditi dal malgoverno ‘rivoluzionario’ e afflitti dal malessere socioeconomico, i tunisini abbracciano – e subiscono – il nuovo uomo forte. I richiami alla sovranità contro i diktat dell’Fmi. Tunisi resta nell’orbita algerina, mentre ammicca a Russia e Cina.
Il golpe in Niger, ultimo (?) effetto dell’operazione anti-Gheddafi, mette in crisi il nostro approccio al Sahel. Le contraddizioni del tentativo di estrarre risorse e frenare le migrazioni dall’Africa. Che ne sarà del Piano Mattei? Basta combattere le guerre di Parigi.
Conversazione con Tibor Nagy, già assistente segretario di Stato degli Stati Uniti per gli Affari africani (2018-21) e ambasciatore in Guinea (1996-99) e in Etiopia (1999-2002).
I golpe in Africa turbano i progetti di Pechino per collegare Gibuti alle proprie attività sulla costa Ovest. Xi potrebbe usare le crisi per intensificare la penetrazione cinese nel Continente Nero e promuovere la ‘sua’ globalizzazione. Guai interni permettendo.
Pochi aiuti civili, molte armi e assistenza militare, remissione di antichi debiti. Questa la formula dell’ascendente russo, sulla scia dell’anti-imperialismo sovietico. Il confronto con Cina, Usa e Ue. Finita una Wagner, se ne fa un’altra (perché serve).
Appendice all’articolo “Il senso di Putin per l’Africa” in Limes 8/23, Africa contro Occidente.
Per la Turchia il Niger è retroterra della Tripolitania, perno della sua strategia marittima. L’approccio turco alle Afriche non è solo armi e risorse, ma anche pedagogia e cultura. Il possibile triangolo afro-mediterraneo con Francia e Italia. Le affinità tattiche con Mosca.
Conversazione con Emanuela C. Del Re, rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Sahel.
Lo Stato algerino appare molto più fragile rispetto al passato. Il prestigio simbolico delle Forze armate è eroso, l’economia sull’orlo del collasso. Il potere effettivo appartiene ai militari, mentre il governo si limita ad amministrare. Le diverse idee di nazione.
Il ruolo dell’esercito nella costruzione dello Stato. Come il regime ha resistito alle spinte islamiste e democratiche. La repressione dello Ḥirāk, l’uso politico della giustizia e dei media. L’isolamento internazionale e le tensioni con Francia, Israele e Marocco.
Il presidente della Repubblica esprime clan e aree geopolitiche differenti, sempre sotto il controllo dell’esercito. Il pendolo parte dall’Ovest, volge all’Est e torna indietro con Tebboune. L’equilibrio tra militari e civili ha le sue regole non scritte, revocabili dai primi.
La cooperazione in campo energetico è la base per un forte partenariato fra Italia e Algeria. L’importanza della dimensione industriale per approfondire un’intesa che può ridisegnare il Mediterraneo occidentale. Nonostante la Francia.
Stallo politico, giovani in fuga, economia poco competitiva, dipendenza dagli idrocarburi, carenza di leadership: ecco i mali che continuano ad affliggere il principale hub energetico del Mediterraneo. Il vuoto dopo Bouteflika.
Storia e attualità di un’intesa solida, ma perimetrata e sbilanciata a favore della Federazione. L’eredità sovietica negli armamenti e tra i capi militari. Il rapporto clientelare svela la fragilità del Pouvoir. L’Algeria tiene il piede in più scarpe: Russia, Cina e Usa.
Gli autori del numero di Limes 8/23, Africa contro Occidente.
Le carte storiche del numero di Limes 8/23, Africa contro Occidente.
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Elmer è un elefantino colorato che vorrebbe essere come tutti gli altri. Ma essere diverso significa anche essere speciale, sorprendente e allegro!