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L’infanzia di Nidaa si intreccia con i racconti dei nonni e sulla storia del territorio martoriato della Palestina, l’adolescenza ed i primi sogni si intrecciano con le recenti guerre ed operazioni militari degli ultimi governi israeliani. Un incrocio di storia personale e geopolitica, di trasmutazione delle ingiustizie in opere d’arte, un racconto che urla anche tutta l’esigenza di concedere maggiori diritti alle donne.

Nidaa infatti ha avuto vicissitudini molto simili a Masha Amini, la ragazza iraniana uccisa per aver indossato male il velo e che ha dato il via alle rivolte popolari in Iran degli ultimi mesi. Nidaa dice: “Io sono stata fortunata, avrei potuto fare la sua stessa fine”.

E grazie al cielo Nidaa non ha fatto quella fine e continua a proporre arte dopo la vicenda che l’ha portata in prima pagina sul New York Times e a creare mirabili opere d’arte esposte nelle maggiori gallerie e musei del mondo. Nel 2017 anche Vittorio Sgarbi è stato curatore di una sua mostra.

Qui all’interno si trovano i lavori precedenti e quelli successivi ai “100 Giorni di Solitudine”, quelli che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, gli autoscatti che testimoniavano una autoreclusione nella sua stanza, dalla quale non è uscita per 20 mesi dopo essere stata arrestata e violentata dai miliziani di Hamas per il mancato uso del velo in pubblico.

Si trovano i racconti sulla Repubblica di San Marino che l’ha salvata, ospitandola nella “Terra della Libertà” offrendole un lavoro come docente presso l’Università del Design, ed impedendole di rientrare a Gaza dopo le minacce di morte ricevute. I nuovi progetti, l’omaggio alla cultura italiana con la Divina Commedia e la Commedia dell’Arte, i progetti introspettivi e psicologici. Le entusiasmanti esperienze con workshop universitari. Si incontrano storie romantiche, di amore, di amicizie profonde, viaggi, mostre, incontri con esseri straordinari.

E nell’appendice finale alcuni racconti di persone a lei care.