Categoria: Narrativa
Editore: Neri Pozza
Pagine: 365
ISBN: 9788854502246
DOI: L140
Anno: 2009

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Recensione

Scritto da Corrado Palmiero

Nell'estate del 1148 d.C. Khalaf ibn Ishaq, mercante in Palestina, scrive una lettera all'amico ebreo Abraham Ben Yij_, che viveva allora in una città di nome Mangalore, un porto sulla costa sud-occidentale dell'India. Era una stagione movimentata quella, in Palestina. In aprile era arrivata un'armata tedesca al comando dell'anziano re Corrado III di Hohenstaufen, noto agli arabi come Alam_n. Al seguito del re cera il nipote, il giovane e carismatico Federico di Svevia. Subito dopo era giunto a Gerusalemme Luigi VII di Francia con il suo esercito, la moglie, l'affascinante Eleonora dAquitania, destinata a essere successivamente regina di Francia e dInghilterra, e un corteo di nobili. Il 24 giugno del 1148 la più massiccia armata di crociati di tutti i tempi si era accampata nei frutteti intorno a Damasco. Scrivendo a Ben Yij_, tuttavia, Khalaf non si dilunga affatto su questi avvenimenti. Parla di alcune merci inviategli da Ben Yij_, un carico di noci dareca, due serrature prodotte in India, due coppe d'ottone, e annuncia all'amico che insieme con la lettera gli manderà alcuni doni: due vasi di zucchero, un vaso di mandorle e due di uvetta. Alla fine della missiva, Khalaf ibn Ishaq nomina quasi di sfuggita uno schiavo indiano di Ben Yij_ al quale raccomanda di porgere «moltissimi ringraziamenti». La lettera è catalogata come manoscritto H.6 alla Biblioteca Nazionale e Universitaria di Gerusalemme. Attraversando i sottili confini che separano il presente dal passato, con in mano soltanto il frammento di questa lettera, Amitav Ghosh si mette alla ricerca dello schiavo indiano che vi è nominato, una figura che gli appare come una chiave per intendere e raccontare una Storia fatta di tante storie, diaspore e guerre, tradizioni e incontri, rotture e sparizioni. Centro della vicenda sono due villaggi egiziani, luoghi di uno straordinario apprendistato linguistico e umano, e punti di partenza per una lunga indagine: per più di dieci anni Ghosh insegue lo sconosciuto, costruendo un meraviglioso romanzo in cui tutto è rigorosamente vero. Ombra consapevole dell'antico schiavo, il moderno ricercatore percorre un duplice itinerario: quello nell'universo medievale, lungo le rotte mercantili che dal Maghreb attraverso lEgitto portano in India; e quello nell'universo contemporaneo, lungo le rotte aeree che da oriente portano a occidente e da una religione all'altra, da una lingua all'altra. «Amitav Ghosh è un grande narratore, un maestro della lingua». Die Zeit «Ghosh è uno scrittore seducente un maestro, una fonte di infinito piacere per il lettore». The Age «Ghosh è uno degli scrittori della sua generazione dalla prosa più raffinata». Financial Times «Lo schiavo del manoscritto è un viaggio ricco e avvincente». The Times